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Questa storia è accaduta quando per la legge civile l’aborto era un delitto “contro la sanità della stirpe”. Il dottor Vincenzo Ceriello, ginecologo di Sant’Anastasia,  ammiratore del collega Giuseppe Moscati (un buon investimento, nel 1987 il medico dei poveri sarebbe diventato Santo), si vede arrivare nello studio una donna, Maria,  già madre di tre figli. “Dottore, sono incinta”. “Auguri Maria”. “Grazie dottore, ma io quest’altro non lo voglio. Mio marito è disoccupato, già con tre non ce la faccio”.  E’ una questione di secondi, forse un’ispirazione  di San Giuseppe Moscati, forse il dottore ha già pronta la battuta. Con un tono di voce normale il medico propone: “Facciamo una cosa. Tu hai tre figli, vero? Il più piccolo quanti anni ha”? “Tre anni, dottore”. “Uccidiamo il più piccolo, così risolviamo il tuo problema”. “Ma voi che dite, quello è così bello”. “E tu quest’altro lo vuoi uccidere e quello di tre anni te lo vuoi tenere”? Pausa e fine della conversazione. “Comunque non ti posso aiutare”. Dieci secondi che valgono un corso semestrale di filosofia, per trasformare quest’altro da aggettivo senza sostantivo in una persona umana,  nel quarto figlio della coppia, e tenere fede al giuramento di Ippocrate che, allora come ora, il dottore aveva prestato nel giorno della laurea.

P.S. La Corte Costituzionale decretò che un delitto “contro la sanità della stirpe” non ci potesse più stare nel codice penale della repubblica italiana, il parlamento “interpretò” che il delitto di aborto non ci potesse più stare nell’ordinamento giudiziario italiano.