Nel 2010 una illustre casa editrice italiana pubblicò un’autentica perla in materia liturgica. Il libro piacque, fu tradotto in cinque lingue, ed in breve andò esaurito. Vale appena la pena di sottolineare che anche noi contribuimmo efficacemente al suo esaurimento. Ormai circolava solo in riproduzioni cartacee ed elettroniche più o meno di contrabbando, eppure veniva richiesto ancora. Cosa fece la casa editrice di fronte alle richieste? Lo ripubblicò forse? No, lo tolse dal catalogo con motivazioni a dir poco speciose. Toccò allora ad una piccola casa editrice raccogliere la perla gettata via e ripubblicare il libro.Stiamo parlando di “Come andare a Messa e non perdere la fede”, di Don Nicola Bux,  ripubblicato dall’Editoriale Il Giglio, e presentato ieri sera a Napoli dai proff. Vignelli e Ayuso. Davvero coinvolgente la presentazione, di cui è stata promessa la diffusione in forma cartacea e/o elettronica. Ci limiteremo allora a raccontarla per sommi capi. Il prof. Vignelli, partendo dalla svolta antropologica rivelatasi in realtà una svolta antropocentrica, ha illustrato come i diritti di Dio siano letteralmente svaniti dalla liturgia diventata un affare prettamente umano. D’altronde, anche nell’ultimo Sinodo di Nola, ci è toccato ahimè udire e trovare fedelmente riportato nei documenti ufficiali la frase “La liturgia è per l’uomo, non l’uomo per la liturgia”. La svolta antropocentrica ha fatto sì che la prassi, ribattezzata pastorale secondo il ben noto principio delle parole talismano, si sia completamente divorata il dogma e la dottrina. Esemplare di questo trasbordo di concetti il fatto che quello che una volta era il celebrante, dopo essere stato per qualche anno il presidente, sia ormai diventato l’animatore in attesa di trasformarsi in qualcosaltro ancora.
Il prof. Ayuso, dopo aver rimarcato la sua fedeltà alla Messa Tridentina, indicava in quattro i punti su cui si potrebbe lavorare per reindirizzare a Dio la nuova messa: la posizione del celebrante rispetto all’altare, la riscrittura delle preghiere dell’offertorio ridotte a ben poca cosa e curiosamente le uniche a non prevedere nel messale neppure un’alternativa, il canone romano per la consacrazione magari recitato a bassa voce, la comunione in ginocchio. Inoltre ci ha raccontato di un inedito Card. Ratzinger, ai tempi della Ecclesia Dei, che girava per abbazie a piantare i semi di quella che la storia durante il suo pontificato avrebbe chiamato poi riforma della riforma. Durante uno di questi convegni riservati ma non segreti in cui il nostro oratore era intervenuto a nome dei laici iberici, era riuscito a strappare un sorriso vanamente trattenuto al cardinale tedesco ipotizzando un possibile futuro: “La Messa nuova, come tutte le cose nuove, prima o poi è destinata a diventare vecchia ed essere sostituita dal ritorno della Messa senza aggettivi. Quel giorno, se qualcuno si sentirà ancora legato alla messa nuova diventata vecchia, e vorrà ancora celebrarla, potrà contare su tutta la nostra comprensione e generosità”.
Infine ha preso la parola Don Bux per ringraziare tutti i laici che hanno interpretato al meglio i documenti dell’ultimo Concilio sull’importanza del loro ruolo e si sono battuti per la difesa ed il rilancio della messa tridentina.