L’8 settembre da una parte ci ricorda la Natività di Maria, ma dall’altra ci porta alla mente lo sciagurato armistizio del ’43, così per addolcirci la giornata ci siamo recati al Palazzo Pescolanciano a Napoli per partecipare ad una conferenza organizzata dal circolo russo di Napoli Russkoe Pole. L’incontro era in sostanza il seguito della cerimonia ufficiale di un anno fa, quando fu celebrato il 240° anniversario dello stabilimento di rapporti diplomatici ufficiali tra l’Impero russo (zarina Caterina II) e il regno di Napoli (re Ferdinando IV), con l’arrivo a Napoli del plenipotenziario Razumovsky che pose l’ambasciata proprio nel palazzo Pescolanciano. Ma oltre alla rievocazione storica, la conferenza prevedeva l’attualizzazione della storia, cioè verteva anche sui rapporti tra l’Italia del Sud e la Russia dopo l’Unità d’Italia e fino ai giorni nostri. Innanzitutto la vicePresidente Irina Marchenco ha letto la lunga lettera dell’Ambasciatore della Federazione Russa Ministro plenipotenziario Sergey Razov di saluto ai convegnisti. Poi l’uditorio ha rispettato un minuto di silenzio in memoria di Aleksandr Zakarchenco, presidente della Repubblica del Donbass, recentemente assassinato da terroristi ucraini a Donetsk. Poi la conferenza ha spaziato dalla rievocazione dell’ambasciatore napoletano in Russia Serracapriola, della sua intensa ed avventurosa vita, all’intepidirsi, dopo il 1861, dei rapporti tra l’Italia unita (che guardava ad ovest e non più ad est) e la Russia, dal generoso intervento dei marinari della flotta russa in soccorso della popolazione di Messina dopo il disastroso terremoto del 1908, per arrivare ai nuovi ed intensi rapporti instaurati nel 1924 tra il governo Mussolini e la Unione Sovietica di Lenin, con scambio di diplomatici e ben tre accordi commerciali, nonché al secondo dopoguerra quando, nonostante l’appartenenza dell’Italia al campo occidentale i rapporti furono ottimi: le cooperative emiliane, anche per finanziare il PCI, produssero in sostanza un intenso interscambio commerciale con Mosca, la Fiat costruì uno stabilimento a Togliattigrad ed il cattolico La Pira si recava nell’Urss, atea e marxista, per dialogare, pur riaffermando con forza la sua Fede cristiana. In particolare è stata illustrata la vicenda del gasdotto Southstream che avrebbe potuto metterci in mano i rubinetti dell’energia europea, con una cooperazione alla pari tra Italia (ENI) e Russia (Gazprom). La conclusione del seminario ha avuto, poi, un taglio filosofico, allorché Max Fati ha indicato la Russia e più in generale l’Oriente come luogo non solo geopolitico (la risorta Russia Cristiana della Tradizione) ma anche come archetipo, cioè luogo metaforico del sorgere del sole, cioè del principio della vita e della nascita rispetto ad un occidente spenglerianamente votato al tramonto e, in realtà, decadente e senescente. L’eterogenea miscela della cinquantina di convenuti, tutti accomunati da una visione antiglobalista, antimondialista ed anticapitalista, ha portato un’intensa partecipazione anche emotiva ai temi trattati. Dagli interventi del pubblico sono saltati fuori gli zolfi siciliani, l’annessione massonica del Sud nel ’60, le critiche del professor Auriti al signoraggio bancario, ecc. andando anche al di là del tema specifico della conferenza. Tra l’altro, su domanda del pubblico, sono stati illustrati i motivi profondi, culturali ed antropologici, per i quali tra italiani del sud e russi v’è grande simpatia e perfino un “idem sentire”. I motivi vanno trovati, per entrambi i popoli, nella Tradizione bizantina che li accomuna dal medioevo. Mancava solo San Pietroburgo come ispiratrice delle omonime serate del Conte De Maistre, ed il discorso era completo. Tra i relatori un preparatissimo Max Fati che, tra l’altro, parlando en passant di come in Russia sono vietate le ostentazioni pubbliche di omofilia, ha ricordato orgogliosamente il recente Rosario di riparazione di Pompei a cui, tra gli altri, hanno partecipato anche le Sentinelle Vesuviane. Infine, la Presidente dell’Associazione Ekaterina Kornilkova ha proposto la costruzione di un monumento ai marinai russi che cooperarono, al fianco del Card. Ruffo, nell’epica riconquista del regno del sud, dopo l’occupazione francese nel 1799, ed in proposito ha narrato delle sue peripezie con la burocrazia italiana per ottenere l’autorizzazione all’apposizione della targa marmorea collocata un anno fa sulla facciata del palazzo Pescolanciano, in ricordo della sede dell’Ambasciata Russia nel 1777. Inoltre ha sollecitato i presenti ad aderire alla nuova iniziativa per la collocazione di un monumento a ricordo dei marinai russi che proprio l’8 settembre 1799 giunsero a Napoli ed a farsene promotori presso la pubblica amministrazione.
RUSSKOE POLE
08 sabato Set 2018
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